Palline da golf, recupero in acqua: il sub da 15 milioni di dollari

Riflettiamoci un attimo. Ogni volta che ci troviamo di fronte ad un ostacolo d’acqua in un campo da golf, ci impegniamo nel nostro swing per far volare la nostra palla, ma spesso cosa succede? Ahimè, sforzi vani ed ecco che finisce dritta dentro al lago. O magari siamo in trasferta sul mitico percorso di St Andrews, in mezzo ai magici links, dove il mare fagocita però i nostri tentativi di imitare i professionisti. Si sa, l’acqua per sua natura è psicologicamente impegnativa per chi gioca a golf, è un impedimento che spesso risucchia la nostra volontà di oltrepassarlo. È il mezzo principe che usiamo nel nostro sport. Se ognuno di noi pensa al proprio circolo di appartenenza e alle volte che noi o i nostri compagni di gioco confondiamo l’acqua con il green, il numero delle palline da golf perse non può che essere altrettanto notevole anche dalle nostre parti. E anche in Italia c’è chi si tuffa, le ritrova e le rivende ad un buon prezzo, che può arrivare anche ad un euro l’una. C’è pure chi le ruba di notte, chi di giorno senza farsi problemi. Quando vado a giocare al Golf Club Montelupo incrocio spesso un ragazzino che passa lì molte ore, a ritrovare e rivendere palle a sacchettate. A conferma di quello che può essere davvero un business redditizio. E c’è chi del recupero palline da golf ne ha fatto un vero e proprio lavoro specializzato. Con una rendita ultra-sensazionale. È nata infatti la figura del sommazzatore o sub da golf, una persona dedita all’immersione all’interno del lago, che ritrova la nostra Titleist o Callaway che sia, e ci ricava un bel ritorno economico, soprattutto considerando l’alto fattore di moltiplicazione. Il sommozzatore da golf: 15 milioni di dollari per le palline da golf recuperate Intorno al 2000, secondo la notizia riportata dal sito golfchannel, Glenn Berger ha cominciato ad immergersi nelle acque della Florida, recuperando migliaia di palle, per un guadagno complessivo che è stato stimato intorno ai 15 milioni di dollari. Berger è diventato un sommozzatore da golf, e nel corso delle sue immersioni ha trovato anche mazze (capita, ricordate l’epico lancio del ferro 5 di John Daly al PGA 2015), carrelli da golf, incontrato serpenti e, in alcuni casi, alligatori. Un’attività anche pericolosa quindi, considerate le acque spesso torbide. Le palline da golf riciclate che acquistiamo in un negozio a prezzo più basso rispetto a quelle nuove, provengono dai sub del golf. Il loro lavoro è sfruttare l’incapacità dei golfisti dilettanti e la difficoltà del golf! Secondo Forest Rothchild, altro sommozzatore specializzato, le palline in acqua sono come un deposito sul conto in banca: è capace di recuperare circa 4000 palline al giorno, moltiplichiamo un po’ i dieci centesimi di dollaro di ognuna (c’è una commissione al club e una licenza da prendere) e la fortuna è fatta! Ma che fine fanno le palline? Attraverso un processo vengono lavate e rimesse a nuovo, e poi vendute nei negozi. Oppure online. In Italia c’è un’azienda specializzata nel recupero delle palline da golf nei laghi, con un servizio gratuito rivolto ai circoli con ostacoli d’acqua lungo il percorso. In possesso di requisiti e certificazioni sulla legge per la sicurezza del lavoro, l’azienda leader nel settore da molti anni, esonera anche i golf club da ogni responsabilità. Ecco qui il sito recuperopallinedagolf.it. Ok abbiamo trovato il lavoro giusto, che coniuga passione per il golf e cifre da capogiro! Ma, visto che da noi coccodrilli non ce ne sono, occhio se non sai nuotare!